Un periodo un po’ pesante
Esattamente il 9 Gennaio mamma e papo sono partiti per una breve vacanza romantica, si volevano riposare un po’ e magari staccare dalla routine… come se non fosse meraviglioso avere delle abitudini quotidiane ben precise, mah! Comunque la mattina in cui sono partiti, forse ve lo avevo già detto, nel salutarmi mamma ha captato un leggerissimo cambiamento nel mio nasino
, ma sul momento ha pensato fosse uno strano scherzo della vista causato dall’ansia e dal dispiacere di lasciarmi sola. Ovviamente non è stato così.
Che amarezza!
Appena tornata a casa, infatti, si è messa subito a prendere le misure del mio naso. Voi dovete sapere che la mia mamma è un’ansiosa (nooooo, ma dai?! Non lo avevate capito, vero?! ) che mi ama moltissimo e mi vive 24 ore su 24 da sempre quindi, vista la piccola problematica con cui sono nata, ha preso a misurare e studiare il mio nasino ogni mattina e ogni sera e, in realtà, ogni volta che le passo accanto o sono ferma di profilo. E così ha capito immediatamente che quello che era sembrato solo un gioco di luci, in realtà era la verità: il pussone maledetto era tornato.
Da lì è iniziato un periodo lunghissimo e fastidioso, fatto di medicazioni, controlli, disperazione, coccole lacrimose, veterinaria e tanta paura, come sempre accade quando il mio nasino si rigonfia. Fortunatamente negli anni ha imparato a intervenire da sola e ha acquistato una serie di prodotti per curarmi e così, senza dover andare dalla dottoressa a fare l’incisione, un giorno si è armata di tanto coraggio, guanti e ago sterile e lo ha fatto lei, iniziando a drenare il pus senza sottopormi a ulteriore stress. Ed è stata davvero brava, devo ammetterlo, è riuscita a incidere il naso prima che diventasse enorme, pulsante e doloroso. Di solito, non avendo il coraggio di farlo e non sapendo neanche come fare, semplicemente aspettava guardandomi con gli occhioni tristi, fin quando la dottoressa non decideva di operarmi. Questo però significava stare a digiuno tutto il giorno, sottopormi all’anestesia, non poter tornare subito a casa con mamma e ritrovarmi con un bel taglione sul naso.
Poi l’ultima volta ha proposto alla dottoressa di provare a fare l’incisione da sveglia (alla fine il mio naso è talmente gonfio e doloroso che un taglietto non fa poi così male, anzi mi libera dalla sensazione di oppressione che sento da tanti giorni) e lei è rimasta a osservare stringendomi tra le braccia. Non è stato un bello spettacolo ovviamente e, neanche a dirlo, si è messa a piangere, ma ha capito come si doveva fare e che, in realtà, non serviva un intero taglio, bastava anche un semplice buchino. A quel punto mi ha promesso che non mi avrebbe più portato a incidere il naso e che lo avrebbe fatto lei piano piano e con tutto l’amore del mondo. E ha rispettato la sua promessa!
Dopo aver fatto il primo buchino e drenato tutto il pussone che si era creato (che stavolta era davvero poco) ha poi continuato a farlo, disinfettando ogni giorno, due volte al giorno, sperando di riuscire a evitarmi ancora l’ambulatorio veterinario; ma il pussone è perfido e purtroppo non ci vuole affatto bene, anzi vive di vita propria e torna sempre. Alla fine infatti abbiamo deciso di andare dalla dottoressa e iniziare le sedute di laser terapia, prima tre volte a settimana, poi due. Siamo arrivate a 14 sedute e più di due mesi di avanti e indietro in macchina, io, mamma e la sua ansia.
Eh sì, l’ansia quando il pussone ritorna non l’abbandona mai: ha il terrore di guidare perché potrebbe fare un incidente o qualcuno potrebbe venirci addosso e quindi farmi spaventare a morte o ferirmi; ha paura di stressarmi troppo e così abbassare le mie difese immunitarie; è angosciata che io possa odiarla perché troppo stanca, infastidita e spaventata dal veterinario e poi, più di tutto, teme che questa cosa che ho al naso, che ancora nessuno ci ha saputo dire cos’è o da cosa derivi, possa non andare più via o tornare e ritornare di continuo, che possa farmi stare più male e che lei non riesca ad aiutarmi.
E a nulla servono le parole di papone che cerca di tranquillizzarla ogni volta o i miei miagolii più dolci per dirle che io mi fido di lei e che insieme non dobbiamo temere nulla.
Sono stati due mesi molto difficili soprattutto perché, ormai lo sapete, i malanni in questa famiglia non vengono mai da soli , ma questa volta credo che abbiamo battuto ogni record: eccetto Buck (anche se ho paura a dirlo ad alta voce) tutti i miei fratelli sono stati male.
Ha iniziato Woody, che inconsapevole di essere una vera schiappa a fare il gattaccio di strada, ha litigato con un altro gatto e ovviamente ha preso le botte, sparendo per una giornata sana (giusto per accrescere l’ansia) e poi tornando zoppo. Mentre mamma curava lui (zoppia e ascessi sono cose facili da gestire in una famiglia con 4 gatti maschi), Pinky ha sgraffignato qualcosa da mangiare che gli ha fatto male, riaccendendo la sua dermatite allergica: in pochissimi giorni si era fatto una super-chierica sulla testa, una chiazza glabra sul collo e aveva depilato entrambe le zampe posteriori. Ovviamente mamma è subito intervenuta anche su di lui con i classici integratori contro il prurito e la cremina che negli anni lo ha maggiormente aiutato, in più collare elisabettiano e vestitini vari. E così eravamo a quota tre gatti malati e tre medicazioni diverse mattina e sera.
Pian piano Woody si è ripreso e il suo ascesso è stato drenato fino a sparire, ma proprio mentre i miei iniziavano a tirare un respiro di sollievo, a Zelda si è riattivato l’herpes virus con lacrimoni e starnuti. Anche questa non è una novità e così mamma è intervenuta con la pasta per aumentare le difese immunitarie, ma ahimè, non è stata ben gradita dal pancino di mia sorella che ne è uscito a pezzi e con tante cacche puzzoline. E come sempre quando la mia sorellona non sta bene, mamma è impazzita completamente, un po’ forse era già stanca, ma comunque vedere malata Zelda l’ha davvero distrutta. Il suo occhio ballerino ha cominciato la tarantella e non sono mancati pianti, disperazione e soprattutto la paura di perderla visto che è vecchietta; e invece la mia sorellona, che ha una forza incredibile, in due giorni si è ripresa alla grande, facendo tornare mamma a respirare normalmente.
E ora voi direte: 4 gatti su 6 può bastare! Lo dicevamo anche noi, ma evidentemente mamma e papo hanno rotto un grosso specchio che ha scagliato la sua maledizione sulla nostra famiglia e così dopo pochi giorni, una mattina abbiamo trovato 3 grandi chiazze di vomito. Riuscire a capire da chi erano state prodotte non è stato affatto difficile visto che, dopo le pappe, Pinky ha continuato a vomitare stile Esorcista (c’è mancato davvero poco che non impiastricciasse anche tutto il divano a un certo punto
, per fortuna l’orecchio da gattara di mamma se ne è accorto e lei è riuscita a spostarlo in tempo).
Pinketto doppiamente malato vuole dire vedere papone in crisi stavolta: era distrutto e spaventato a morte, fingeva di stare bene ma in realtà non riusciva a pensare ad altro. Per fortuna anche i problemi di pancia sono una cosa abbastanza gestibile per mamma e così il vomito di Pinky ha avuto i giorni contanti. Peccato che subito dopo è toccato a Volpe.
Evdentemente era un virus che loro due, stando sempre molto vicini si sono passati. Il giorno in cui anche lui ha iniziato a star male, le pappe (già solitamente abbastanza variegate in base all’età e ai bisogni di ognuno di noi) hanno subito l’ennesima modifica: per me crocchini speciali per pancini delicati, a Zelda la sua ciccia condita con bocconcini specifici contro l’herpes virus, Pinky e Volpe croccantini gastrointestinal e fermenti lattici come se piovesse e solo a Buck e Woody croccantini classici.
Un vero macello che ha fatto fare le piroette all’occhio ballerino di mamma.
Ma anche il vomito di Volpe per fortuna ha avuto durata breve. Ora rimane giusto un po’ della dermatite di Pinky che non si è ancora placata del tutto (anche se in alcune zone il pelo sta ricrescendo) e ovviamente il mio nasino.
Oggi abbiamo l’ennesima seduta di laser a cui è stata sommata anche la radiofrequenza visto che mamma l’ultima volta era disperata ed è arrivata in ambulatorio dalla dottoressa piangendo come una matta. L’ultima volta che il pussone era venuto a trovarmi, due anni fa, ci vollero 13 sedute di laser per farlo sparire: il naso si era gonfiato tantissimo, era stato inciso e poi aveva continuato a gonfiarsi e rigonfiarsi sempre, finché all’undicesima seduta aveva iniziato a smettere, per poi sparire del tutto alla tredicesima.
Avendo quel percorso in testa, mamma aveva accettato le 13 sedute e aveva assecondato il pussone che stavolta giocava ad acchiapparella con noi mostrandosi in tutta la sua possanza una settimana e sparendo quella dopo, per poi tornare la settimana successiva. E così arrivate alla quattordicesima seduta, senza vedere la fine, si era completamente abbattuta, chiedendosi se stavamo davvero combattendo l’infezione o se invece avesse un suo ciclo da fare senza possibilità di modificarlo in alcun modo. La dottoressa non l’aveva mai vista così triste: di solito mamma fa la forte quando ci porta dalla veterinaria per poi esplodere in un pianto disperato, di gioia o disperazione in base a come è andata la visita, quando entra in macchina prima di tornare a casa. Quella volta invece era davvero disperata e non è riuscita a trattenersi, mostrandosi spaventata e spiegando alla dottoressa quanto avrebbe solo voluto farmi star bene.
A quel punto la dottoressa ha deciso di affiancare al laser anche la radiofrequenza (il nostro ambulatorio ha comprato un nuovo macchinario, molto più moderno e potente che oltre al laser fa anche altre cose, ce ne sono addirittura 3 da provare per il mio problema) ed è stata terribile!! Voi sapete come funziona la radiofrequenza? In realtà, esattamente come il laser, non è affatto dolorosa e, non dovendo essere bendata come per il laser, può sembrare anche meno fastidiosa. Può sembrare… perché in realtà per far muovere bene il manipolo sulla pelle viene usato un gel apposito che probabilmente in una qualsiasi altra parte del corpo non dà alcun fastidio, ma sul naso è terribile!
Il gel è fluido, non ve lo devo dire io, e scivola e sotto al naso c’è la bocca!
E così, dopo i 3 minuti bendata per il laser, mi sono toccati 6 minuti di gel sparso in ogni dove, soprattutto in bocca appunto. Ho resistito appena 2 minuti e mezzo prima di iniziare a urlare e sbraitare, sbavando e odiando tutti ecco. A quel punto mi hanno pulita con quella carta inutile che in realtà non asciuga nulla e mamma mi ha riportata a casa. Ero arrabbiatissima.
E lo sono rimasta per tutto il giorno, nascosta sotto il letto a soffiare a mamma ogni volta che tentava di avvicinarsi.
Non abbiamo neanche dormito insieme, così impara.
Poi, per fortuna, il giorno dopo mi è passata, abbiamo fatto pace e speravo davvero di non ripetere mai più quell’esperienza e invece dopo qualche giorno, nonostante il nasino sembrava star bene, ho dovuto rifarlo. Anche quella volta il gel della radiofrequenza mi è finito tutto in bocca, maledetto a lui! Durante la terapia ero molto nervosa, enormemente infastidita, mi sono lamentata tutto il tempo, soffiando e battendo la coda, cosa che solitamente non faccio mai dalla dottoressa.
Ma il ricordo della seduta precedente era ancora fresco e così mi sono lamentata anche durante il laser per il quale di norma non provo mai fastidio. Anche questa volta di 6 minuti prefissati sono riuscita a resistere solo 2 e quaranta, ma spero siano andati bene lo stesso. Tornata a casa poi, non so se a causa della mangiata di gel o perché il virus intestinale ha raggiunto anche me, ho fatto tante cacche brutte.
Era la quindicesima seduta. Speriamo sia stata l’ultima. Io sono davvero stanca e stressata e, a dirla tutta, neanche mamma sta benissimo.
Mi auguro davvero che il pussone non faccia il perfido e decida di lasciarmi in pace, se non è possibile per sempre, spero almeno che lo faccia per qualche anno.
Nel frattempo Pinky, che sembrava essersi ripreso, non aveva una bella cera e così, prima di togliere di mezzo (si spera!) il trasportino, nel pomeriggio mamma è tornata in ambulatorio con lui per cercare di capire cos’ha. La dottoressa gli ha tastato il pancino e ha sentito tanti rumoracci brutti e, capendo che c’era un’infiammazione gastrica in atto, gli ha fatto due punturine. Tornato a casa anche Pinketto era molto infastidito, ma devo ammettere che la cura ha subito funzionato e lui già il giorno dopo stava meglio.
Il ritorno ai suoi crocchini speciali per gatti allergici, fermenti lattici come se piovesse e un’altra puntura di antibiotico dopo due giorni hanno fatto il resto e ora sembra essersi ripreso davvero.
Adesso la situazione è tranquilla, mamma ci osserva e monitora costantemente e non ha ancora tolto il trasportino. Speriamo sia finito questo periodaccio.
Zampette incrociate!